domenica 5 ottobre 2014

Il mio lavoro è così indietro

Prima del live del 18 ottobre prossimo vi voglio sottoporre due lavori "inediti", come la maggior parte dei miei lavori.
Sono due lavori particolari che per motivi che adesso non sto a raccontarvi non ho rilasciato nemmeno in edizione privata.







"Il Viandante, la sua Stella, la sua Ombra", finito di lavorare il 29 giugno 2010 alle 22.
Registrato camminando per uno dei mille sentieri di montagna che si dipartono da Azzone.
Il Viandante si incammina per un sentiero di montagna, seguito dalla sua fedele cagnolina, Stella, che è una Stella di nome e di fatto; in parte, la sua Ombra cammina vicino a lui, e lo protegge.
L'idea del live è nata da qui, allungando il tragitto del Viandante per i molti posti ascoltati in passato.









Basato su un'ispirazione analoga, "Home - HO ME"; finito di lavorare il giorno di Natale del 2010.
Ho piazzato i microfoni intorno a casa mia ed ho raccontato in suoni un paio di giorni comprimendoli in 25 minuti.
La fotografia qui sopra è una digitalizzazione di una diapositiva scattata nel 1985 ad Azzone, per una proiezione di diapositive su musiche di "Commercial Album" dei The Residents.
Lo stato d'animo, per altri motivi, era il medesimo: la sera prima c'era stato un violento temporale ed ero uscito sotto la pioggia battente, mezzo nudo, a prendermi tutta l'acqua.
In quel momento sentii che "avevo me".



giovedì 1 maggio 2014

Suoni delle impronte residue di un'arteria della Valgrigna

Sul finire del 2012 Marco Bigatti mi contattò per espormi l'argomento della sua tesi di laurea; l'ambizioso progetto consisteva nell'eseguire una ricerca sulle sonorità ambientali circostanti un antichissimo canale artificiale, il Vaso Ré.
Naturalmente ho immediatamente aderito al progetto, proponendo a Marco di procedere dapprima ad una scrematura dei luoghi secondo lui più adatti, per poi uscire a registrare e generare un archivio sonoro da allegare alla tesi.

Le origini

Marco riassume così la nostra impresa:
Poco timorosi di un antico detto popolare valgrignino: al föc burìga e a l’àiva fusìga (affrontare tempestivamente il fuoco e scappare a gran velocità dall’acqua), ci siamo avvicinati, anzi, immersi nelle sonorità millenarie del Vaso Re, antichissimo canale artificiale che da circa un millennio trasporta l’acqua del torrente Grigna fin dentro al cuore dei paesi dell’omonima valle. Partendo dagli accordi torrentizi delle origini, ci siamo prodigati nel tentativo di scandagliare la eco di questo Vaso (termine che designa un canale artificiale) Re (dalla radice indoeuropea *reo: scorro, riferito a corsi d’acqua perenni), raccogliendone le sfumature più calme, dolci, dei lavatoi e dei tratti pianeggianti, e quelle più dure, scroscianti, dei salti che azionano le ruote degli opifici ancora presenti in quantità (musealizzati e non, attivi o abbandonati). 
L’indagine acustica è proseguita fino a carpire le gorgoglianti note dei canaletti di scarico e, addirittura, degli sbuffi e delle vibrazioni provenienti da sotto i tombini, testimoni del parziale interramento del Re avvenuto negli ultimi decenni.
Inoltre, seguendo passo passo il percorso del canale, non abbiamo potuto esimerci dal varcare le soglie degli opifici ancora in attività, per registrare le particolarissime armonie del lavoro e delle antiche macchine a spinta idraulica. All’interno delle fucine, oltre ai ritmi serrati e potenti dei magli che ancora battono sul ferro incandescente per forgiare secchi, badili e quant’altro, abbiamo messo in evidenza le insolite sonorità composte di flussi d’acqua e aria provenienti dagli antichi mantici idraulici, le tine de l’ora (Fucina-Museo). 
Al mulino-museo, viceversa, abbiamo inciso il concerto quotidiano di ingranaggi, macine e setaccio, mettendoli a turno a fare i solisti.
Se in passato l’acqua rappresentava la principale forza motrice dell’economia di questi luoghi (fucine, mulini, segherie), ora il suo scrosciare simboleggia una tradizione che resiste, un modo di vivere non del tutto estinto, uno sfondo proveniente dal passato, sul quale i paesaggi sonori contemporanei del disordine non riescono tuttavia a prevaricare, quantomeno nel borgo di Bienno. 
«Non ci accorgiamo del rumore del Re – dicono i Biennesi - ma, quando lo tolgono, sentiamo il rumore del silenzio, e ci dà fastidio».

Vaso Ré accanto ad un'antica condotta in legno


Condotto in legno e canale di scarico

La Tina de l'óra

I suoni si scaricano da qui oppure si ascoltano dal player sottostante:

domenica 2 febbraio 2014

Lagoscuro

In questi mesi ho ascoltato molto il materiale registrato lassù; come faccio di consueto ne ho ottenuto una "compressione" temporale. Il termine l'ha coniato Chris Watson (che considero mio maestro insieme ad Eric La Casa, poi non so se loro sono felici di annoverarmi tra i loro allievi), ma io ero arrivato per conto mio ad una conclusione analoga.
6 ore di registrazioni in 18 minuti, scaricabili qui o ascoltabili dai 2 player.

Come sempre, nessun filtro o eco o effetto elettronico; quello che si sente è.

Vedretta



Lagoscuro


domenica 19 gennaio 2014

È LA MIA TERRA! Live Performance


Il 12 Ottobre 2013 ho avuto il privilegio di partecipare all'evento presentando ancora una volta "Il Viandante"; a Brescia è piaciuto e mi hanno chiesto un "bis".
È stata emozionante come la prima performance, pubblico un po' più numeroso ma un po' più vociante. Andrà meglio la prossima volta.


Qui sotto la registrazione, eseguita con il fedele DA-P1 (fa capolino sopra l'ADAT).
La registrazione è scaricabile liberamente all'indirizzo https://archive.org/details/Live131012




 

Elena Turetti su Maraèa scrive:
"Come si racconta una terra?
Forse innanzitutto ascoltandola. C'è chi lo fa letteralmente, chi come Carlo Giordani usa ogni mezzo ogni astuzia per cogliere, fermare, registrare, riprodurre il mondo a partire dal suono che ha. 
Per poterlo cogliere serve frequentarlo e frequentarlo con una certa intensità, per fermarlo infinita pazienza, e arguzia e rigore. 
Per riprodurlo e fare in modo che la riproduzione sia un nuovo originale, molta molta capacità di ascolto, e ancora pazienza ma soprattutto visionarietà ovvero capacità di immaginarsi in anticipo se quelle tracce sonore parleranno. 
Solo che in questo caso il salto lo fanno le nostre orecchie e non i nostri occhi. 
Ho incontrato Carlo, poco più di un'anno fa, l'ho ascoltato parlare del suo lavoro per quasi mezz'ora senza capire, poi mi si è aperta una piccola zona di luce quando sono arrivata a pensare che tutte le cose hanno un suono e le parole di Cage 'il silenzio non esiste' finalmente un senso."

Ringrazio Elena per queste belle parole, ha saputo spiegare meglio di come so fare io il mio intento.
Aggiungo:
"Gli occhi distraggono. 
A volte la vista è un dono scomodo; è il veicolo che prediligiamo per raccogliere segnali, ma la vista ci tende continue imboscate. 
Le orecchie invece non danno scampo: ascoltando i suoni senza contesto visivo, ciò che si sente, è. 
Forse i suoni attivano meglio degli occhi il cervello rettiliano. 
La mia opera? Munito di immaginari microscopi e bisturi acustici, seziono e isolo; per far sembrare la realtà più vera del vero non serve nessun effetto elettronico, ancora una volta ciò che si sente, è."