domenica 5 febbraio 2012

Dighe!


Venerdì, 3 giugno 2011 
Dopo una prima escursione esplorativa il 3 giugno 2011, il 4 luglio siamo tornati, Lorenzo, Ezio ed io, per documentare in video e audio le dighe del Venerocolo e del Pantano. Quattro indimenticabili giorni al Rifugio Garibaldi.
Lunedì, 4 luglio 2011
Cominciamo bene, nell’aprire la penna è esplosa… inchiostro dappertutto!
Arriviamo al Garibaldi verso le 12.30, pranzo con zuppa d’orzo e polenta e capriolo. Non manca qualche bicchiere di vino rosso.
Prendiamo possesso della stanza, riposiamo un po' e si comincia.
Purtroppo subito scopro che il DAT non va, tutto il pomeriggio va perso in prove e tentativi di farlo ripartire.
Al ritorno il Tascam riprenderà a funzionare correttamente, probabilmente un problema di pressione ad alta quota.
Decido che da domani userò il Minidisc, sperando che almeno quello non mi abbandoni; provvidenzialmente pochi minuti prima di partire ho infilato nello zaino l'NH900 e un po' di microfoni ad elettrete.

Martedì, 5 luglio 2011
I ragazzi della diga sembrano ben disposti nei nostri confronti, ci fanno assistere al loro lavoro,
che consiste nel testare motori e pompe da utilizzare in caso di emergenza.
Ci fanno anche fare una discesa e una salita con la funicolare.
Dopodiché ci separiamo, Ezio ed io ritorniamo in zona ghiacciaio per eseguire un po’ di registrazioni.
Speriamo che due grossi massi cadano dall’alto del fronte di ghiaccio, ma nonostante la pazienza non succede nulla.
Altre due penne “scoppiano” e verso sera la videocamera comincia a funzionare male, lo zoom non va.
Dopo cena i ragazzi della diga salgono al rifugio: ci raccontano un po’ di cose riguardo le dighe che mai avrei immaginato.
Poi si comincia a discutere dell’episodio di Carlo Giuliani e gli animi si accendono.

Mercoledì, 6 luglio 2011
La giornata si preannuncia piena di eventi interessanti: la mattina abbiamo libero accesso alla diga del Venerocolo per costruire un po’ di ambienti sonori, il pomeriggio si partirà per la diga del Pantano.
Dopo qualche episodio a tre (io, con l’aiuto di Ezio, raccolgo suoni e Lorenzo mette su nastro le immagini delle operazioni dei due guardiani), ci separiamo.
Ezio ed io, mentre Lorenzo filma altrove, battiamo la diga in lungo ed in largo, alla ricerca di racconti sonori che solo la diga può conoscere.
Passa così l’intera mattinata.
Un panino, e via, discesa in funicolare fino allo smistamento di Lavedole e da lì risalita al Pantano.
Qui facciamo due conoscenze: l’enorme diga (enorme rispetto a quella del Venerocolo) e Giacomo, il loquace guardiano, anziano di 23 anni di guardiania.
Prima all’esterno, poi all’interno mentre Lorenzo procede con le sue riprese, racconta ad Ezio e a me nei dettagli le mille e più operazioni e monitoraggi necessarie per mantenere vivo ed efficiente l’organismo–diga.
All’interno c’è da rimanere a bocca aperta, l’Elemento 18, il cuore della diga, potrebbe fungere da parcheggio per un numero imprecisato di TIR e, anche se vanno via via rimpicciolendosi a partire dal centro verso l’esterno, gli elementi sono 32!
A malincuore Giacomo ci saluta, avrebbe ancora centinaia di cose da raccontarci, ma non è detto che non dedichiamo una giornata per andare a trovarlo.
Concludiamo la giornata fonografica cercando di catturare il respiro della diga del Venerocolo, piazzando i microfoni a contatto sulle ringhiere del sopra-diga.
Dopo cena tornano al rifugio i due guardiani, Raffaele e Pierluca, ed insieme ai due ragazzi del soccorso alpino giunti in giornata, intorno ad abbondante punch caldo, intavoliamo una bella chiacchierata di quelle che nascono ai rifugi.
L’argomento principe? Beh, a nessuno interessava il calcio.

Giovedì, 7 luglio 2011
Oggi è il giorno della centrale del lago Benedetto.
Con due diverse funicolari Pierluca ci porta giù ai due alternatori da 12 MWatt ciascuno.
Qui purtroppo (e per fortuna) tutto è sotto controllo e fila liscio come l’olio, nessun evento eccezionale, nessun allarme, le lancette e il display degli strumenti inchiodati con precisione millimetrica.
All’interno della centrale raccogliamo immagini e suoni finché convinciamo Pierluca a farci ascoltare-vedere la condotta forzata: 400 metri di salto, scavato nel ventre della montagna, con tanto di camminatoio a lato per l’ispezione; un totale di 1700 gradini, che si percorrono in circa 40 minuti.
La sequenza del portellone di ferro, spesso una spanna, che chiude la galleria conclude con uno schianto la nostra incredibile avventura.
E’ tempo di tornare a casa, a lavorare di editing.