giovedì 1 maggio 2014

Suoni delle impronte residue di un'arteria della Valgrigna

Sul finire del 2012 Marco Bigatti mi contattò per espormi l'argomento della sua tesi di laurea; l'ambizioso progetto consisteva nell'eseguire una ricerca sulle sonorità ambientali circostanti un antichissimo canale artificiale, il Vaso Ré.
Naturalmente ho immediatamente aderito al progetto, proponendo a Marco di procedere dapprima ad una scrematura dei luoghi secondo lui più adatti, per poi uscire a registrare e generare un archivio sonoro da allegare alla tesi.

Le origini

Marco riassume così la nostra impresa:
Poco timorosi di un antico detto popolare valgrignino: al föc burìga e a l’àiva fusìga (affrontare tempestivamente il fuoco e scappare a gran velocità dall’acqua), ci siamo avvicinati, anzi, immersi nelle sonorità millenarie del Vaso Re, antichissimo canale artificiale che da circa un millennio trasporta l’acqua del torrente Grigna fin dentro al cuore dei paesi dell’omonima valle. Partendo dagli accordi torrentizi delle origini, ci siamo prodigati nel tentativo di scandagliare la eco di questo Vaso (termine che designa un canale artificiale) Re (dalla radice indoeuropea *reo: scorro, riferito a corsi d’acqua perenni), raccogliendone le sfumature più calme, dolci, dei lavatoi e dei tratti pianeggianti, e quelle più dure, scroscianti, dei salti che azionano le ruote degli opifici ancora presenti in quantità (musealizzati e non, attivi o abbandonati). 
L’indagine acustica è proseguita fino a carpire le gorgoglianti note dei canaletti di scarico e, addirittura, degli sbuffi e delle vibrazioni provenienti da sotto i tombini, testimoni del parziale interramento del Re avvenuto negli ultimi decenni.
Inoltre, seguendo passo passo il percorso del canale, non abbiamo potuto esimerci dal varcare le soglie degli opifici ancora in attività, per registrare le particolarissime armonie del lavoro e delle antiche macchine a spinta idraulica. All’interno delle fucine, oltre ai ritmi serrati e potenti dei magli che ancora battono sul ferro incandescente per forgiare secchi, badili e quant’altro, abbiamo messo in evidenza le insolite sonorità composte di flussi d’acqua e aria provenienti dagli antichi mantici idraulici, le tine de l’ora (Fucina-Museo). 
Al mulino-museo, viceversa, abbiamo inciso il concerto quotidiano di ingranaggi, macine e setaccio, mettendoli a turno a fare i solisti.
Se in passato l’acqua rappresentava la principale forza motrice dell’economia di questi luoghi (fucine, mulini, segherie), ora il suo scrosciare simboleggia una tradizione che resiste, un modo di vivere non del tutto estinto, uno sfondo proveniente dal passato, sul quale i paesaggi sonori contemporanei del disordine non riescono tuttavia a prevaricare, quantomeno nel borgo di Bienno. 
«Non ci accorgiamo del rumore del Re – dicono i Biennesi - ma, quando lo tolgono, sentiamo il rumore del silenzio, e ci dà fastidio».

Vaso Ré accanto ad un'antica condotta in legno


Condotto in legno e canale di scarico

La Tina de l'óra

I suoni si scaricano da qui oppure si ascoltano dal player sottostante: