Il 12 Ottobre 2013 ho avuto il privilegio di partecipare all'evento
presentando ancora una volta "Il Viandante"; a Brescia è piaciuto e mi
hanno chiesto un "bis".
È stata emozionante come la prima performance, pubblico un po' più numeroso ma un po' più vociante. Andrà meglio la prossima volta.
È stata emozionante come la prima performance, pubblico un po' più numeroso ma un po' più vociante. Andrà meglio la prossima volta.
Qui sotto la registrazione, eseguita con il fedele DA-P1 (fa capolino sopra l'ADAT).
La registrazione è scaricabile liberamente all'indirizzo https://archive.org/details/Live131012
La registrazione è scaricabile liberamente all'indirizzo https://archive.org/details/Live131012
Elena Turetti su Maraèa scrive:
"Come si racconta una terra?
Forse innanzitutto ascoltandola. C'è chi lo fa letteralmente, chi come Carlo Giordani usa ogni mezzo ogni astuzia per cogliere, fermare, registrare, riprodurre il mondo a partire dal suono che ha.
Per poterlo cogliere serve frequentarlo e frequentarlo con una certa intensità, per fermarlo infinita pazienza, e arguzia e rigore.
Per riprodurlo e fare in modo che la riproduzione sia un nuovo originale, molta molta capacità di ascolto, e ancora pazienza ma soprattutto visionarietà ovvero capacità di immaginarsi in anticipo se quelle tracce sonore parleranno.
Solo che in questo caso il salto lo fanno le nostre orecchie e non i nostri occhi.
Ho incontrato Carlo, poco più di un'anno fa, l'ho ascoltato parlare del suo lavoro per quasi mezz'ora senza capire, poi mi si è aperta una piccola zona di luce quando sono arrivata a pensare che tutte le cose hanno un suono e le parole di Cage 'il silenzio non esiste' finalmente un senso."
Ringrazio Elena per queste belle parole, ha saputo spiegare meglio di come so fare io il mio intento.
Aggiungo:
"Gli occhi distraggono.
A volte la vista è un dono scomodo; è il veicolo che prediligiamo per raccogliere segnali, ma la vista ci tende continue imboscate.
Le orecchie invece non danno scampo: ascoltando i suoni senza contesto visivo, ciò che si sente, è.
Forse i suoni attivano meglio degli occhi il cervello rettiliano.
La mia opera? Munito di immaginari microscopi e bisturi acustici, seziono e isolo; per far sembrare la realtà più vera del vero non serve nessun effetto elettronico, ancora una volta ciò che si sente, è."